venerdì 17 gennaio 2014

Caro Renzi ti scrivo...: lettera al Segretario!


Caro Renzi ti scrivo perché…. 
non faccio parte della Direzione Nazionale ma voglio dire la mia!

Segretario, nella tua relazione, in Direzione Nazionale, hai indicato delle priorità che sicuramente condivido ma non ho capito bene come passare dalle parole ai fatti: legge elettorale, piano del lavoro e rapporti con il Governo. 

Sulla legge elettorale sono convinta da tempo che la migliore soluzione è quella proposta dall’On. Giuseppe Civati con annessa Riforma sul Senato. Quindi sono favorevole per ritornare al Mattarella apportando ovviamente delle modifiche. Certo, trovare una larga maggioranza attorno alla legge elettorale è un’impresa ardua e difficile. Sicuramente queste lunghe notti ti porteranno buoni consigli ma se mi posso permettere non trovo di buon esempio andare a discutere della legge elettorale, e quindi del futuro di questo Paese, con un pregiudicato. Suona strano il fatto che il mio Segretario vada a trovare un accordo con Berlusconi che abbiamo criticato e poi espulso dal Parlamento. Mi sembra un comportamento al quanto contradditorio. Ad ogni modo attenderò l’esito della Direzione di lunedì nella speranza che alcuni “pezzi”  (che rappresentano i partiti minori) della maggioranza non facciano cadere il Governo prima ancora della discussione e della decisione definitiva.
Per ciò che concerne i rapporti con il Governo, principalmente quelli con il Premier Letta, credo che sia opportuno essere chiari e decisi. Non basta lanciare spallate al Governo parlando dei “10 mesi di fallimenti” o parlare a forza di slogan sulle priorità per il Paese. Credo sia arrivato il momento di essere concreti e di passare dalle parole ai fatti. Un Segretario del Pd, il partito che gode di una forte maggioranza nel Governo, deve dettare la linea politica. Quindi deve prima di tutto avere in mente cosa vuole fare e dove vuole arrivare. Ci vuole un’agenda chiara ed efficace. Poi, se il Governo non è in grado di seguire la nostra linea politica il Pd, invece di tentennare, dovrebbe togliere la fiducia. Altrimenti non riusciremo mai a “cambiare verso” e a dare risposte vere alle esigenze del Paese. 

Bisogna ripartire seriamente per evitare di risultare poco credibili. Da dove? Io credo che bisogna ripartire dal Lavoro e sono d’accordo su alcune proposte del tuo “Job Act” ma vorrei capire come vorresti attuarle e in alcuni casi con quali fondi. Sarebbe opportuno mettere tutto nero su bianco. Altrimenti non ci capiamo. 

Io partirei prima di tutto dalla Riforma Fornero, di cui tu non parli mai, che ha prodotto effetti negativi per lo sviluppo del Paese e dell’occupazione. Siamo l'unico paese in Europa che ha aumentato l'età di pensionamento. E siamo l'unico Paese che spende un mare di soldi in cassa integrazione, mobilità e assegni di disoccupazione. Diminuiamo l'età di pensionamento e creiamo maggiore occupazione soprattutto per i giovani. Sono assolutamente favorevole alla riduzione drastica dei contratti atipici di lavoro che hanno creato precarietà e non occupazione. Ricordo, per esperienza lavorativa all'estero, che la flessibilità deve essere un'opportunità e non uno sfruttamento. Un contratto a tempo determinato deve essere pagato di più rispetto a quello a tempo indeterminato e i tirocini devono essere pagati in proporzione alle ore di lavoro. Sono d'accordo sull'assegno universale ma vorrei capire con quali e quanti soldi lo finanziamo e quali sarebbero i criteri necessari per i destinatari. Sull'Agenzia Unica Federale ho qualche dubbio perchè penso che prima si dovrebbe rivedere il sistema dei centri dell'impiego che in questo momento sembra non funzionino bene. Ovviamente ci vuole anche il lavoro per far funzionare questi centri e degli accordi-convenzioni con le imprese. Altrimenti come possono aiutare i disoccupati a cercare lavoro?

Un altro argomento che mi sta particolarmente a cuore e di cui spesso si discute solo in campagna elettorale è quello della cosiddetta “Questione meridionale”. Sarò di parte, in quanto sono siciliana ma credo che per uscire dalla crisi si debba ripartire dal Sud. Per troppo tempo si è parlato di politiche per affrontare la questione della “centralità del mezzogiorno”. Questa “centralità” è stata tra gli obiettivi di ben oltre 66 governi italiani dal dopoguerra ad oggi. La questione meridionale ha saturato la letteratura politica, sociale ed economica e come sosteneva Leonardo Sciascia “sappiamo bene che c’era già una Questione meridionale e che sarebbe rimasta una vaga leggenda nera dello Stato italiano. Niente è cambiato perché non è cambiato il modo di affrontare la “Questione”. E restando irrisolta la “Questione meridionale” il divario tra nord e sud continua a crescere a dismisura. 

Pertanto, occorre individuare i problemi e poi gli strumenti adatti per risolverli non a slogan, come accade durante le campagne elettorali dove il Sud diventa terra di conquista per i politici, ma con i fatti. Se vogliamo “cambiare verso” è’ quindi indispensabile affrontare la “Questione meridionale”. Oggi il Meridione è la regione europea più povera. Infrastrutture carenti, una burocrazia bizantina, un tasso di disoccupazione ai minimi termini, il lavoro nero che colpisce un quinto della popolazione meridionale, una rete welfare che non garantisce tutele creando fenomeni di emarginazione, una forte ripresa dell’emigrazione, l’industria al palo, il comparto agricolo rischia di scomparire anche a causa dell’accordo UE-Marocchino che il Pd ha voluto fortemente, flessibilità selvaggia dei rapporti di lavoro, assenza di servizi adeguati, presenza asfissiante della criminalità organizzata, mancanza di prospettive per il futuro. Sembra di parlare del Mezzogiorno del dopoguerra ed è più o meno a quei livelli di arretratezza che lo Stato ha riportato il nostro Sud. Ed è da questi livelli di arretratezza economica e sociale che è ripreso il dramma dell'emigrazione con tassi che ricordano il grande esodo degli anni '60. 

Si potrà uscire da questo tunnel? E’ il grande tema del Sud: creare tutte quelle condizioni per rendere le imprese competitive e attirare i capitali, combattere la corruzione e le mafie, rilanciare le infrastrutture e far diventare la Sicilia, ovvero la mia terra, la porta del Mediterraneo capace di giocare un ruolo centrale. Ripartire dal Sud, insomma. Un’altra impresa difficile! Come fare? Io credo che per prima cosa bisogna combattere la corruzione che oggi è un cancro di cui le sue metastasi sono diffuse ovunque. Corruzione che vuol dire anche un enorme costo per l’intero Paese. E quando si parla di corruzione non ci si riferisce solo alla Mafia ma anche alla politica. Sono convinta che la Mafia continua ad esistere, in forme diverse dal passato, perché è alimentata dalla politica. Partiamo da qui. Innalzare gli standard qualitativi delle Scuole e delle Università, Trasparenza, snellimento della burocrazia e affermazione del principio di Legalità possono essere ottimi strumenti per combattere questo cancro che sta facendo morire il Sud. Ma bisogna partire dalla nostra classe dirigente che purtroppo non ha dato i buoni esempi. Ad esempio, caro segretario, mi sarei aspettata da te una discussione sulle ultime vicende che hanno investito pesantemente la mia regione, la Sicilia. Mezza classe dirigente del Pd indagata. Ora non voglio fare processi a nessuno, ci penserà la magistratura, ma credo che sia doveroso che i nostri deputati regionali ci diano delle spiegazioni a tal proposito. Ci spieghino, magari, il motivo di alcune spese non giustificate; il motivo per cui, nonostante i loro stipendi siano soddisfacenti (16.000 euro al mese), hanno avuto la necessità di prendere soldi in prestito dal fondo dell’ARS per comprare un regalo ad una collega che si sposava. E magari ci spiegano quali iniziative politiche hanno posto in essere per spendere così tanti soldi pubblici perchè in Sicilia si possono contare sulle dita della mano le attività degli ultimi anni. I territori sono completamente abbandonati a se stessi. Ecco, iniziare a parlare di questi problemi che riguardano l’immagine e il futuro di tutto il Partito è già un buon inizio. Non possiamo continuare a parlare di “Questione morale”, di legalità e trasparenza se siamo i primi a non dare il buon esempio. Non siamo più credibili. Ricordo, nonostante la mia giovane età, che nel Partito Comunista un dirigente che era indagato rimetteva il mandato al Partito per evitare di creare quel fastidioso imbarazzo che colpisce tutti, anche i dirigenti e i militanti onesti. Ecco, questa è disciplina di partito! E ricordo che l’ex Ministro Idem si è dimessa per molto poco. 

Inoltre, caro segretario le ricordo che il Pd è dotato di un codice etico che dovremmo fare rispettare, prendendo provvedimenti per chi lo utilizza come carta stralcia. 

E dovremmo anche rispettare le regole che noi stessi abbiamo scritto. Ad esempio, parlando sempre di trasparenza gradirei poter leggere tutti i bilanci di ogni circolo, di ogni federazione provinciale e regionale e anche del Pd nazionale. E’ arrivato il momento di mettere tutto on-line in modo tale da essere i primi ad utilizzare metodi di trasparenza tanto discussi ma mai realizzati. 

Per quanto mi riguarda, “cambiare verso” vuol dire anche questo: organizzare un partito sulla base di regole precise e rigorose per tutti. E rispetto all’organizzazione, che è la struttura portante delle idee, vorrei che si discutesse nei circoli delle proposte da te elencate in direzione nazionale. Un’ampia partecipazione è necessaria al fine di coinvolgere tutti, anche quelle risorse importanti che non fanno parte degli organismi nazionali. Mi piacerebbe che siano coinvolti anche i Giovani Democratici, di cui avrei avuto piacere di vedere la presenza di almeno un esponente in Segreteria Nazionale. Stiamo parlando della giovanile più grande e partecipata del nostro Paese. Credo che escluderla o renderla marginale all’organizzazione del Partito sia un grave errore. La Giovanile è un grande contenitore dove tanti giovani sono la spinta propulsiva di questo Partito. 

E a proposito di giovani credo sia opportuno anche discutere di Ricerca, Formazione, Università e Scuola che sono un grande investimento per il futuro dei nostri figli. 

Una Scuola pubblica "low cost", come quella attuale, non aiuta la rinascita educativa e culturale di una Italia Democratica. Una scuola buona che funzioni ed appassioni, costi quel che costi, ma non diventa buona con i tagli ma perchè si pone in modo serio al servizio dei cittadini e del loro diritto allo studio, che non è una concessone ma una dotazione di merito umano. E bisogna rivedere tutto il sistema e non solo pensare ad una maggiore considerazione degli insegnanti e l’adeguamento dei loro stipendi. Pensiamo prima di tutto agli studenti affinchè non si faccia distinzione tra l’offerta formativa del nord e quella del sud, affinchè le strutture scolastiche siano efficaci e sicure sia al nord che al sud e affinchè tutti possono avere la possibilità e l’opportunità di studiare. 

Ecco, io credo che per “cambiare verso” e far ripartire il Paese bisogna avere le idee chiare su questi temi ma soprattutto sulla rotta che il nostro Partito vuole navigare. 

Ed infine, caro Segretario una critica bella e buona voglio farla: come si può pensare che i congressi regionali non diventino un vero e proprio “votificio”? Pochissimi giorni (8 con precisione) per presentare le candidature e una mole di lavoro da svolgere in poco tempo senza poter approfondire il confronto e il dialogo sui temi e sulle proposte politiche. Per non parlare delle convenzioni che sono un grave errore oltre che una follia pura. Prima di parlare di “sburocratizzazione” del Paese dovremmo “sburocratizzare” il nostro partito se ne siamo capaci. 

Buon lavoro e speriamo che il “verso” in questo partito cambi davvero!

Valentina Spata 



1 commento:

Augusto ha detto...

Condivido pienamento forma e spirito della lettera.
In riferimento a quanto hai scritto sulle politiche per il lavoro, mi pare ci si possa leggere una generica denuncia verso l'eccesso di cassa integrazione e sussidi di altre forme: penso che occorra distinguere, tenendo presente che la cassa integrazione ordinaria è finanziata da lavoratori e aziende a differenza della straordinaria e altro.
Penso che sarebbe opportuno estendere a tutte le categorie e a tutti i contratti l'istituto della cassa integrazione ordinaria. Un saluto.