Su tale questione
corriamo gravi rischi. Abbiamo detto che la laicità va difesa così come vanno
difesi i diritti civili.
Personalmente, sono
dell’opinione che la famiglia va difesa ma vanno anche difesi i diritti di
tutte le minoranze (sessuali, religiose, culturali, etniche, “esistenziali”) a
vivere in una più avanzata cittadinanza.
E’ arrivato il momento
di attuare le politiche sociali che mancano per la famiglia, la scuola, la sicurezza, la casa,
il welfare e i giovani, ma bisogna capire che sarà tanto più possibile
difendere i valori laici quanto più saranno affermati i valori sociali in modo
che nessuno possa insinuare che dei valori prendano il posto di altri.
Quello che ci affligge
oggi è il divario tra la grandezza delle nostre sfide e la piccolezza della
nostra politica, la facilità con cui ci facciamo distrarre da cose insulse e
triviali, il nostro cronico evitare decisioni difficili, la nostra apparente
incapacità di costruire il consenso necessario ad affrontare i problemi
importanti. Spesso riteniamo la fede (qualsiasi essa sia) una fonte di
conforto e comprensione ma le nostre espressioni di fede producono spesso
divisioni.
Crediamo di essere
persone tolleranti nonostante le tensioni razziali, religiose e culturali
intorpidiscano il nostro scenario. E invece di risolvere queste tensioni o di
mediare i conflitti, la nostra politica li ravviva, li sfrutta, li cavalca
dividendoci di fatto ancora di più.
Quindi continuiamo a
barricarci su posizioni oltranziste fino ad arrivare a dire che i cattolici
favorevoli alla legge dell’aborto sono vicini alla scomunica, o a
presentare mozioni a favore di una o di un’altra manifestazione, continuiamo
ipocritamente a difendere una famiglia che non è assolutamente minacciata da
chi vuole, con estremo rispetto delle decisioni altrui, attribuire alle coppie
di fatto diritti e doveri.
Troppo spesso la
politica si trova indietro rispetto alla società, troppo spesso attuiamo difese
fondamentaliste per chissà quale strategia politica perdendo di vista i veri
bisogni e lo stato attuale della società moderna, e poi ci lamentiamo che la
gente si allontana dalla nostra politica, che i cittadini non partecipano più,
che la gente non si riconosce nelle istituzioni che rappresentiamo, che i
giovani preferiscono i gruppi ed i movimenti ai partiti.
Quindi smettiamola di
imporre la nostra morale o quella dettata da qualsiasi altra istituzione,
fissiamo delle regole, stabiliamo delle leggi, poniamo dei limiti, come ad
esempio quello sulle adozioni, e poi lasciamo alla gente la libertà di
scegliere se convivere, sposarsi civilmente, sposarsi in chiesa o dare vita ad
un unione civile nel rispetto di tutti, nessuno escluso. Tuteliamo tutte le
famiglie, ogni forma di famiglia, ogni forma di unione senza dare vita a
persone che si possano sentire figlie di un dio minore.
Questa battaglia di civiltà
deve andare di pari passo con quella sul diritto di cittadinanza. Bisogna
riconoscere diritti e doveri che debbono essere uguali per chiunque nasca in
Italia. Dobbiamo essere contro la cittadinanza a punti che crea cittadini
di serie A e di serie B. Il diritto di cittadinanza è un diritto assoluto e non
può essere sottoposto a valutazioni e ad esami. Chi nasce in Italia è
italiano e ha diritto a formazione, assistenza, lavoro. Chi viene in
Italia da altri paesi deve essere accolto e aiutato a non cadere nelle mani
della criminalità organizzata. Tutto il mondo è paese e se un extracomunitario
viene in Italia per delinquere sarà la giustizia a giudicarlo e condannarlo
così come per un italiano.
Siamo nel 2012 e anche
il nostro paese deve evolversi per un vivere insieme in una comunità che, oggi,
ha bisogno di più coesione sociale.
Valentina Spata
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