venerdì 20 gennaio 2012

L'ISOLA SENZA TEMPO



Sono passati tre giorni e la Sicilia è paralizzata.

A manifestare è il movimento che si è dato il nome di “Forza d’Urto”, rappresentato da pescatori, da agricoltori, uniti sotto la sigla di “Movimento dei Forconi” e autotrasportatori per la maggior parte aderenti all’AIAS (Associazione imprese autotrasportatori siciliani). I giornali, i tg nazionali poco ne parlano, solo su facebook e sul web si leggono messaggi, opinioni, critiche. Da un lato c’è chi critica questa manifestazione, dall’altro chi la sostiene. I partiti politici, tranne Forza Nuova, non si esprimono più di tanto.
Personalmente, ho deciso di andare ad ascoltare le voci di chi, con tanta rabbia, ha deciso, in poche ore, di paralizzare una intera Regione. La motivazione principale che spinge il movimento a manifestare è l’aumento del gasolio, su questo non c’è dubbio. “Siamo padri di famiglia, il lavoro non ci basta e ci mancava solo l’aumento delle accise” – queste le parole di un autotrasportatore della Provincia di Ragusa. Tanti gli automezzi pesanti, i furgoni, le macchine che bloccano strade, incroci, stazioni, porti. Gente arrabbiata, delusa ma soprattutto smarrita, che urla a voce alta contro un sistema politico che non ha difeso uno dei più grandi diritti dell’uomo: il lavoro. Gente che non è stata mai ascoltata e che per la prima volta vuole essere considerata. Questo è quello che comprendo dalle mille parole che mi son state dette in questa giornata interminabile. Una manifestazione, che nelle intenzioni di base, può essere condivisa e sostenuta se non fosse per gli atti delinquenziali e violenti avvenuti in queste ore. Sono tanti i disordini da parte dei facinorosi e l’episodio più increscioso è avvenuto nel presidio di Lentini, dove un ambulante ortofrutticolo che voleva superare il blocco è stato accoltellato sul volto. Fortunatamente niente di grave ma è inaccettabile che per difendere alcuni diritti si possano ledere quelli di altri, mettendo in pericolo la vita di chi la pensa diversamente. L’operazione “Vespri Siciliani”, così battezzata dal movimento, è destinata a continuare fino a venerdì sera. C’è chi dice che ci sarà il prolungamento di una settimana. Nel corso della serata di oggi, anche studenti e precari si uniscono ai manifestanti. Le preoccupazioni sono tante, soprattutto dopo le dichiarazioni del Presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, che paventa la presenza di infiltrazioni della criminalità organizzata. Addirittura, da alcune fonti, arriva la notizia che a Vizzini Scalo c’è chi fa pagare, somme di denaro consistenti, agli autotrasportatori che non aderiscono allo sciopero.
Cosa c’è, o meglio chi c’è dietro questa “rivolta”? Si dice che ci sia il presidente dell’AIAS Giuseppe Rechici, insieme al segretario di Forza Nuova, Gaetano Bonanno e a Martino Marsello, leader del movimento dei Forconi, che nel suo discorso del 10 dicembre (pubblicato su you tube) incita alla “rivoluzione” come unica e possibile soluzione. Anche, l’onorevole Pippo Gennuso, uomo di Lombardo, è stato visto, in questi giorni, girare tra i negozi di Rosolini chiedendo di chiudere le saracinesche per aderire alla protesta. Nel frattempo, di fronte a tanto caos, la Padania esulta e dedica una pagina in copertina a favore del movimento siciliano con scritto: “Il Governo è un peso morto, se ne vada a casa”. Motivo di orgoglio da parte, del leader del movimento dei forconi, che gradisce l’attenzione ricevuta dal quotidiano e ricambia dedicando un articolo su facebook dal titolo “Onore alla Padania”. “E’ una rivoluzione pacifica, dice Rossella Accardo, portavoce del movimento dei Forconi, che dalla scomparsa del figlio nel 2008 e del marito, ha iniziato una battaglia per la difesa dei diritti, non vogliamo danneggiare i siciliani, ma far capire allo Stato che devono essere trovate soluzioni a questa crisi”. Una rivoluzione, però, che purtroppo ha reso milioni di siciliani ostaggi dei manifestanti che continuano a paralizzare l’isola, recando danni e gravi disagi.
Le strade restano bloccate, la benzina sta terminando, le farmacie rimangono senza carichi di farmaci e in alcune città, come a Donnalucata, citando un paese della Provincia di Ragusa, i commercianti aderiscono alla “rivoluzione” chiudendo tutte le attività. Anche i supermercati chiudono e le provviste alimentari non vengono rimpiazzate laddove si rimane aperti. Una protesta che ha risvegliato gli animi dei siciliani che, sicuramente, hanno una grande voglia di riscatto. Una grande confusione, ma anche tanta disperazione. Negli occhi della gente si legge la paura di vedere svaniti nel nulla i loro sacrifici e le loro speranze. Persone preoccupate di essere abbandonati da uno Stato, che è sempre più lontano dai loro bisogni. Gente smarrita, ma che ha tanta voglia di lottare per difendere i loro diritti. Non facciamo l’errore di fare di tutta l’erba un fascio. Come diceva Honore de Balzac, “durante le rivoluzioni vi sono solo due specie di uomini: coloro che le fanno e coloro che ne approfittano”. C’è tanta gente che ha deciso di farla questa manifestazione, senza approfittarne.
La politica e lo Stato hanno il dovere di ascoltare i loro cittadini, di aiutarli a scegliere la strada giusta e di proteggerli da chi, ha deciso di strumentalizzare una manifestazione partita da giuste cause e finita nel caos totale. Il movimento esprime disagi, rappresenta problematiche che una classe politica vera ascolterebbe per dare risposte attraverso soluzioni concrete. Il male superiore diventano le persone che scelgono di manifestare o quelli che approfittano di questi eventi per mettere in pratica violenze e devastazioni? A mio avviso, si rischia di trasformare le vittime in carnefici se si generalizza in modo superficiale. E se lo Stato non interviene, lascia campo libero a chi ha strumentalizzato la manifestazione. Questa gente vuole un cambiamento. Per colpire e dare un segnale forte, stanno bloccando ciò che muove la normale vita umana: il trasporto, il movimento, la quotidianità. E solo chi ama la propria terra e vuole regalare un futuro ai propri figli è disposto a qualsiasi sacrificio. Loro questo sacrificio lo stanno facendo, stanno gridando uno stato di malessere, stanno combattendo un nemico oscuro e fantasma, fatto di privilegi e interessi.
E noi, dobbiamo partire da qui. Dobbiamo cogliere questa esigenza e dobbiamo intervenire. Bisogna pensare ai problemi reali della gente, alla miseria che questa crisi ha portato in ognuno di noi e soprattutto dobbiamo guardare alle nuove generazioni che si ritrovano, oggi, senza la speranza di vedere realizzato il loro futuro.

Il Segretario dei Giovani Democratici Ragusa
Valentina Spata

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