Si è riunita, domenica 27 maggio, l’assemblea
regionale del pd siciliano che ha visto chiuso un accordo tra il Segretario Lupo (che non è stato sfiduciato)
e l’area che fa capo a Lumia – Cracolici e a Innovazione. Accordo che prevede
un direttorio composto da un gruppo di persone, di cui anche il Segretario del
Pd siciliano.
Un’assemblea movimentata che ha
visto protagonisti i deputati regionali che si azzuffavano in modo vergognoso. Una
guerra di tutti contro tutti. Gli insulti, le accuse sono stati accompagnati da
aggettivi irripetibili e i componenti assistevano allo spettacolo basiti e
ammutoliti. Un’assemblea confusa, smarrita, scollegata, senza nessuna
prospettiva.
La mozione di sfiducia al Segretario Lupo è stata
ritirata, i promotori della stessa si sono presentati all’assemblea senza avere
il coraggio di esporla ai componenti e soprattutto non avendo i numeri per poterla votare.
Atteggiamento vergognoso, quello dell’attuale classe
dirigente del Partito Democratico Siciliano, che ha mostrato di non essere in
grado di gestire un partito. In queste ore
abbiamo colto tutta l’inadeguatezza e lo squallore di questi personaggi
politici che non hanno fatto altro che rovinare del tutto l’immagine e la
credibilità del nostro partito.
Un partito che, in Sicilia, ha perso la sua
identità, non rispettandone né i valori né i principi. Un partito in cui i
deputati regionali hanno sempre dettato le regole e la linea politica a loro
piacimento senza considerare le esigenze della nostra isola e soprattutto, in
molte occasioni, scavalcando la volontà degli iscritti.
Un partito che si dice “democratico” ma che di
democratico non ha nulla. Il partito dei
“giovani” che, però, vede in loro una “minaccia” invece che una “risorsa”.
Un partito, quello nostro, che non è riuscito a far
valere la propria linea politica nemmeno all’interno del governo siciliano che
amministriamo da diversi anni insieme a Lombardo.
Una classe dirigente fallimentare capace solamente
di pensare ai loro interessi personali e a litigare anche nei momenti meno
opportuni.
Un partito che ha fatto scelte che non hanno nulla a
che vedere con la buona politica. Siamo in mano ad una classe dirigente che sembra aver smarrito il senso della sua missione e
che a seguito di questo smarrimento rischia di perdere ogni legittimazione, sia
da parte dei siciliani che degli iscritti.
Lo stato indecoroso del nostro
partito ormai è sotto gli occhi di tutti ed è inutile nasconderci dietro l’impossibile.
Lo hanno dimostrato, ancora una volta, con gli inciuci che hanno reso ridicola
questa assemblea regionale. Un partito allo sbando che non ha progetti e
obiettivi ma solo la preoccupazione di chi deve andare a riempire le liste alle
prossime elezioni politiche.
Non serve un consenso, se poi non
si hanno idee, programmi e proposte di come gestire e rilanciare un partito in
evidente declino di ruolo e perfino di identità. E proprio a seguito di questa
condizione che è il caso di asserire con fermezza che deve andare a casa questa
classe dirigente, che è riuscita, fino ad ora, solo grazie alle sue
potenzialità economiche e massoniche, a dominare uomini e cose nella nostra
Regione oltre che all’interno del nostro partito.
Io desidero un partito che sappia
accogliere ed interpretare le istanze dei cittadini, che riesca a rispondere
realmente alle esigenze della nostra isola e dei siciliani. Che riesca a far
tornare la Sicilia una terra all'altezza della sua storia.
Per queste diverse esigenze,
occorre che la prossima classe dirigenziale del Pd siciliano sappia rispondere
in modo adeguato puntando sul recupero della nostra identità e su una più
moderna integrazione con il resto della regione.
E alla luce di questo voglio appellarmi ai giovani del
Partito Democratico siciliano dicendo loro che è arrivato il momento di capire che
se vogliamo essere la futura classe dirigente di questo partito dobbiamo avere
il coraggio di alzare la nostra voce.
E siamo
proprio noi giovani a doverci fare un esame di coscienza, perché non solo
abbiamo contribuito ad eleggere questa classe dirigente, ma siamo rimasti fermi
ad aspettare che qualcuno facesse il nostro bene. Ed è proprio in questo che
abbiamo sbagliato e continuiamo a farlo.
E per questi motivi, non finirò mai di dire ai
giovani, ai miei coetanei, di avvicinarsi alla politica, perché attraverso le
nostre idee, il nostro pensiero, la nostra consapevolezza, il nostro
contributo, insieme possiamo certamente cambiare qualcosa, partendo dai
territori e puntando sempre più in alto. Si può fare, ma ci dobbiamo provare.
Non lamentiamoci solamente, ma cerchiamo di costruire l’alternativa ad un modo
di far politica che non ci appartiene. Partendo dal “NOI”,
donne, uomini, giovani, tutti insieme partecipando attivamente a cambiare il
“come della politica”, ovvero il modo in cui si propone al giorno d’oggi,
svincolandoci dal capo-bastone di turno e mettendo in campo le nostre capacità.
Costruiamo insieme la storia politica di ciascuno di
noi e soprattutto ridiamo dignità al nostro partito.
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