lunedì 25 febbraio 2013

Riflessioni in merito alla trasmissione "Presa Diretta" sul tema del Femminicidio.

Oggi, a Presa Diretta, si è affrontato una tematica alquanto spinosa e delicata, quella della violenza sulle donne, toccando, senza alcun timore, tutte le problematiche ad essa legate e producendo un valido aiuto per tutte le donne che spesso non denunciano.
Nella discussione si fa presente che la violenza sessuale è un’emergenza assolutamente chiara.
La trasmissione, a mio avviso, dà un valido sostegno anche a tutti coloro che lottano affinché il tema della violenza sulle donne venga trattato con la dovuta sensibilità ed accortezza, sgombrando il campo da ogni forma di negazionismo, che da più parti imperversa ad inquinare tutte le attività e le forze volte ad aiutare le donne violate.
Sono stati messi in evidenza alcuni aspetti fondamentali del processo di "violenza": 
1. le donne subiscono violenza morale (prima) e fisica (successivamente) prima dell'omicidio. 
Importante precisazione in quanto spesso le donne non si rendono conto, perchè tendono a giustificare l'atto subito e la persona che lo pratica, che è necessario denunciare prima che sia troppo tardi; 
2. gli asssassini (prevalentemente uomini) che compiono gli omicidi sono sempre lucidi. Per la maggior parte dei casi, l'uomo che tende ad esercitare violenza, successivamente, tende ad autogiustificarsi facendo finta di non ricordare l'accaduto o dicendo che si tratta di un "momento", di un "raptus". Non è assolutamente vero, l'uomo sa perfettamente cosa sta facendo e non può cambiare atteggiamento perchè fa parte del suo essere;
3. Non è possibile fare un identikit, si può solo dire che solitamente gli atteggiamenti di chi pratica violenza e tende ad uccidere le vittime sono simili: prima cercano di acquisire fiducia nella vittima con atteggiamenti dolci ( sembra di avere accanto un principe che tratta la donna come una regina), poi l'uomo inizia ad allontanare la donna dagli affetti (famiglia, amici, parenti), successivamente inizia con gli abusi e la violenza fino ad arrivare, in alcuni casi, anche all'omicidio;
4. Tutte le donne assassinate sono donne forti, indipendenti e che hanno avuto il coraggio di allontanare il molestatore. Quando l'assassino si rende conto che non ha più la "preda" sotto il suo dominio agisce eliminandola. 
Quello di cui non si è parlato in questa fase del programma, e che io ritengo importante, è che le donne violate, presentano disturbi fisici importanti, che vanno dalla sindrome post traumatica da stress, a seri disturbi del sonno, a problematiche alimentari piuttosto gravi ed alla pericolosa tendenza ad isolarsi socialmente.I ginecologi, pertanto, sostenuti da un equipe professionale adeguata, dovrebebro essere in prima linea nella lotta alla violenza sulle donne, che va dagli stupri allo stalking, e dovrebbero essere sempre più attivi. Bisognerebbe fare delle convenzioni con i centro anti violenza. Purtroppo, il personale sanitario non è ancora all'altezza di seguire con accuratezza le donne violate. Bisogna infatti avere come priorità assoluta un personale sanitario preparato, bisogna anche offrire strutture adeguate ed attrezzate.
E proprio riguardo le attrezzature adeguate che Iacona ha parlato della Rete dei Centri Anti Violenza in Italia e delle Case Rifugio
Esiste una questione meridionale, un forte divario tra Nord e Sud anche in tema di violenza sulle donne. 
Una differenza culturale sicuramente genera divario tra Nord e Sud e lo vediamo dal servizio su Vanessa Scialfa, la giovane donna uccisa ad Enna dal'ex fidanzato geloso che ha rotto pure un braccio all'amica della vittima. La possessività è una caratteristica culturale figlia di un meridione arretrato e ancorato ancora ad un passato con struttura patriarcale. 
Questo non vuol dire che al Nord esistono meno casi di violenza ma che di sicuro, culturalmente parlando, riescono ad affrontare meglio le situazioni di violenza. 
Anche il contesto sociale è diverso: al Nord le donne sono aiutate da familiari e amici che si rivolgono alle Istituzioni e ai centri anti violenza, al Sud c'è ancora questo silenzio omertoso che non si riesce a spezzarsi. 
In entrambi i casi, al Nord e al Sud, se le donne non sono aiutate da qualcuno, difficilmente denunciano i loro molestatori. E' anche vero, aggiungo, che una donna per denunciare deve essere protetta, messa al sicuro. 
In che modo?? Prima di tutto se fa una denuncia, le autorità competenti devono agire immediatamente non con un provvedimento che limita la distanza (un violento tende a trasgredire i provvedimenti) ma con l'arresto immediato. Non è possibile che per arrestare una persona che utilizza violenza nei confronti di una donna, o di un uomo, si può punire solo se si soprende durante l'atto compiuto. Dobbiamo attendere che vengano uccise le vittime? 
Per questo credo che in termini di legislazione e di giustizia, su questo tema, ci sono tante lagune che dovrebbero essere colmate. 
Sempre, in riferimento al divario tra Nord e Sud, si è parlato di "strutture" e di "fondi". 
Si è parlato della Sicilia, non considerando che non ci sono solo i Centri Anti Violenza di Catania, Palermo ed Enna. Ci sono anche quelli di Messina, Ragusa e Siracusa, tra l'altro molto competenti e funzionali. (questa è stata una grave mancanza, amio avviso).
C'è un forum regionale di cui solo 4 di questi Centri ne fanno parte. Non si è parlato della questione dei "fondi", per me molto importante. Un centro anti violenza per svolgere al meglio le proprie funzioni deve ricevere fondi pubblici e se non si hanno conoscenze si rischia di rimanere soli ad affrontare le problematiche. Quanti sono i centri in Sicilia che ricevono una grande quantità di risorse pubbliche? E' questa l'analisi che doveva essere fatta. Bè a conti fatti, solo due sono i centri che hanno ricevuto, negli anni ,grandi somme di finanziamenti. E tutti gli altri? Con forza e sacrificio hanno utilizzato risorse proprie o le quote associative dei soci. Questo è il dramma dei centri antiviolenza che dovrebbero garantire servizi alle utenti e che hanno difficoltà serie per portare avanti la propria attività.
Importante il dato che viene annunciato in trasmissione, la mancanza delle case Rifugio.
In tutta la Sicilia  possiamo considerare solo una Casa Rifugio, quella di Palermo, con 15 posti letto a disposizione delle donne vittime di violenza. Insufficiente per l'emergenza, spesso sommersa, che vede tante donne rivolgersi ai centri e non trovare un luogo sicuro dove andare dopo la denuncia ai molestatori e violentatori. 
Voglio ricordare che una delle funzioni principali dei Centri è quella di sostenere le donne vittime, accompagnarle durante il percorso di denuncia e soprattutto inserirle nelle case rifugio affinchè il problema non viene risolto e il pericolo è scampato. 
Importante e fondamentale è il coinvolgimento, in questa puntata, dei "violenti" che testimoniano le loro esperienze. Le dichiarazioni di un testimone, fautore di violenza, ci confermano l'escalation della violenza: prima quella verbale, poi quella fisica fino ad arrivare all'omicidio. L'uomo diceva: "Non capisci più nulla". Infatti, di solito, questo comportamento aggressivo non conosce limiti e raggiunge apici brutali. Il violentatore sadico ha intenzioni di maltrattare, ferire, umiliare e a volte uccidere.
Per gli psicologi sociali esiste una rapacità naturale dell'uomo con certi sitinti innati. Per questo motivo non bisogna credere a chi dice: "cambierò", "non lo farò mai più". Lo rifarà, perchè è un comportamento innato.
Quello che mi ha colpito maggiormente di questa trasmissione sono due punti fondamentali:
1. Iacona, nella trasmissione non si rivolge alle donne ma agli uomini che esercitano la violenza chiedendo: "Ci possiamo riconoscere anche solo in parte in questo racconto?".  Attribuisce a loro la responsabilità della violenza e non alle donne che, spesso, trovandosi da sole e prese dalla paura non denunciano;
2. Non parla delle donne come vittime o complici della violenza ma le elogia dicendo che sono forti e sanno dire di no. 
E' questa la novità della trasmissione andata in onda stasera. La donna che subisce violenza non vine raccontata come vittima ma come la donna forte che riesce a dire no. 
Ad ogni modo quello che è emerso stasera è che nonostante la grande forza messa in campo, in modo particolare dai Centri Anti violenza, in Italia si è ancora molto indietro su queste tematicasoprattutto in termini legislativi e culturali.
Valentina Spata


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