giovedì 19 marzo 2009

ALTRI 170 NO PER IL DECRETO SICUREZZA

Altri 170 no
Con una lettera al premier i deputati del Pdl dicono "No" alla fiducia sul decreto sicurezza e danno ragione al PD. Finocchiaro: "la maggioranza ritiri quella norma barbara" Il decreto sicurezza non piace nemmeno a chi lo ha votato. Il governo si è fatto prendere la mano, e ora cento deputati del Pdl scrivono a Silvio Berlusconi: il decreto contiene “norme inaccettabili” per cui una fiducia risulterebbe irricevibile. Norme vergognose e discriminatorie come quella che obbliga i medici “ma anche gli insegnanti e chiunque eserciti incarichi pubblici" a denunciare gli immigrati clandestini.A prendere carta e penna in mano sono stati 101 esponenti del nascente Popolo delle Libertà che tramite una lettera inviata al presidente del Consiglio e diffusa da Alessandra Mussolini, presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia, hanno chiesto di non porre la fiducia sulla pacchetto in esame alla Camera.E il segretario del Pd, Dario Franceschini, fa notare che se 101 parlamentari del PdL chiedono al governo di fermarsi, non fanno altro che ribadire quello che diciamo anche noi da tempo: "Come si può immaginare di costringere i medici a denunciare gli immigrati che vanno a curarsi in un pronto soccorso? Si tratterebbe di una legge non solo immorale, ma carica di rischi per la popolazione italiana, a cominciare dalle possibili epidemie derivanti da malattie non curate.Per questo il Partito Democratico insiste: si fermino". Ma cosa dice la missiva?"Ti chiediamo - si legge nella lettera inviata a Berlusconi- di non porre la fiducia sul disegno di legge 2180. In esso sono contenute norme a nostro giudizio inaccettabili e che necessitano di indispensabili correzioni. Siamo certi che ne converrai anche tu, quando potrai renderti conto di come questo dettato legislativo vada contro i più elementari diritti umani e in particolare dell'infanzia e della maternità". "Si sostiene che questo ddl non obblighi il medico a denunciare l'immigrato clandestino che si presenti per essere curato ai posti di pronto soccorso, in ospedale, o nei centri di vaccinazione. Non è così. Anzi - scrivono i firmatari della lettera - l'obbligo di denuncia potrà riguardare anche gli insegnanti e chiunque eserciti incarichi pubblici".Già in serata, le firme dei deputati del Pdl contro la norma del ddl sicurezza che obbliga i medici a denunciare i clandestini, fa sapere Alessandra Mussolini, toccano quota 170 e la prossima settimana il gruppo guidato da Fabrizio Cicchitto si riunirà per discutere proprio di questo. Intanto però la coalizione rischia lo scontro. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni non vuole replicare direttamente all'iniziativa guidata dalla Mussolini e preferisce affidarsi alle parole del capogruppo leghista Roberto Cota, che aveva definito la lettera dei deputati del Popolo della Libertà, "figlia di manovre interne in vista del congresso del Pdl"."Anche nella maggioranza, purtroppo non nella Lega, ci si rende conto – dice la capogruppo dei democratici al Senato, Anna Finocchiaro - che la norma che prevede la denuncia degli immigrati da parte dei medici, è una norma sbagliata e incivile. Berlusconi e la maggioranza non continuino ad essere sordi di fronte alle richieste che vengono dal mondo medico e dall'opposizione. La lettera dei 100 parlamentari dimostra che le nostre osservazioni e i nostri no avevano senso. Ora è ancora più necessario e doveroso - conclude la Presidente dei deputati del Pd - che governo e maggioranza ritirino quella barbara norma".D’altronde, come sottolinea il deputato PD Jean Leonard Touadì, "L'ammutinamento dei cento deputati del Pdl contro il ddl sicurezza è il segno di come questa non sia una semplice questione politica ma una vera e propria battaglia di civiltà che attraversa le coscienze di tutti a prescindere dall'appartenenza". "Il presidente del Consiglio dovrebbe ascoltare i suoi deputati, - continua l’esponente PD - senza cedere al ricatto della Lega volto a creare un clima di odio e di intolleranza, nei confronti del diverso e a mettere in discussione i più elementari diritti umani".

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