domenica 26 agosto 2012

A trent'anni il bilancio della propria vita s'adda fà!!



Quando ero piccola vedevo i trentenni come persone anziane. Quando ero adolescente li consideravo come degli adulti appesantiti. 
Oggi che nei trenta ci sono ben dentro, mi vedo come una "donna" con alcune chiare responsabilità di vita, verso me stessa e verso gli altri.
Sono stati anni importanti, soprattutto quelli dai venti ad oggi. Anni in cui ho lavorato molto su me stessa per arrivare alla donna imperfettamente che sono oggi. Ed oggi mi sento un pò come a capodanno. Quando diventa quasi inevitabile fare un breve bilancio di vita.

Una delle cose più importanti che in tutto questo tempo ho capito è che le evoluzioni fondamentali dell'essere passano attraverso il dolore. Parlo del dolore interno. Quello che fa male. Quello che fa scoppiare in un pianto ininterrotto per nulla. Quello che fa irrigidire le mani, girare la testa e portare ad avere paura di morire all'istante. 
Parlo del dolore di alcuni segreti d'infanzia nascosti. Della mancanza di affetti che hanno segnato la mia vita, che mi hanno resa insicura, fatto conoscere la paura. Parlo del dolore di sentirmi inadeguata, di non rispondere alle aspettative di chi amo. Parlo della paura di rimanere sola e di dovermi sentire sempre circondata da amici e d'amore che non esistono. Parlo della paura di vivere la tristezza, l'insoddisfazione assoluta.

Da bambina mia nonna mi ha insegnato un gioco. Quando sei triste, quando piangi e non sai perchè, siediti davanti ad uno specchio, guardati sinceramente negli occhi e ad alta voce chiedi "Valentina, perchè sei triste?". All'inizio lo facevamo insieme. Poi ho imparato ed ho proseguito da sola.
Ed è un gioco pauroso sapete? Ma questo gioco mi ha salvato la vita!
Ed è così che a molte mie paure sono riuscita a dare un nome mentre su altre ho preferito non indagare troppo (che non penso che psicanalizzarsi all'eccesso porti sempre a dei buoni risultati). 

Oggi molto di quel dolore che mi tarpava le ali non c'è più, nonostante alcuni di questi dolori rimarranno per sempre dentro di me.
Ringrazio questi anni che mi hanno offerto il dono di affinare la mia capacità di comprensione di me stessa e degli altri. Che mi hanno regalato la fiducia nella vita ed il profondissimo desiderio di voler essere felice. 
Sono convinta che la felicità di per sè non esiste, noi viviamo semplicemente momenti, attimi felici. Dipende solo da noi. 
La parola felicità è una parola grande, un qualcosa che non si può trovare nelle cose, ma solo ed unicamente in noi. Molte volte ci si perde nella ricerca di cose che non ci si rende conto di aver sotto i nostri occhi. 

In tutta la vita spesso ci si logora nel perseguimento di un qualche cosa credendo che, una volta ottenutolo, avremo la felicità. Si fa ogni cosa per averlo e, una volta raggiunto, non si prova alcun piacere. Perchè, nel frattemo, non ci siamo guardati intorno, e ci siamo persi tutte le piccole cose che la vita ci poteva dare, idealizzando un qualcosa che poteva essere tale solo nella nostra fantasia.
Io, ad esempio, sono felice quando vado al mare e mi metto a riva pregustando il momento in cui mi lascerò andare alle onde, la respirazione lenta e profonda, il corpo abbandonato nella serenità, il tocco piacevole delle onde che mi accarezzano. Amo il mare più di ogni altra cosa al mondo. Riesco a stare sola e bene con me stessa. D'estate mi fa sentire libera (anche se poco ci vado ad agosto in quanto mi disturbano i rumori delle spiagge affollate); d'inverno quella solitudine e quella calma apparente mi permettono di riflettere e di riscoprire me stessa. Questi per me sono attimi di felicità che riempiono la mia vita di vero significato. 
Nell'unica vita che abbiamo, o per lo meno quella di cui siamo assolutamente sicuri (per chi non crede, o è in dubbio, sulla reincarnazione), ci affanniamo inutilmente su delle banalità e il tempo passa senza dare i resti a nessuno. Senza aspettare che smettiamo di leccarci le ferite.
A volte gli eventi ci travolgono. Ci sono buchi enormi nelle nostre vite, cicatrici indelebili che non andranno via e l'unica cosa da fare in quei casi è cercare di accettarle e continuare ad alzarsi dal letto ogni mattino per mangiarsi la vita. 
Il mio spunto di riflessione sulla felicità si riferisce alle situazioni di vita comuni in cui ci si perde, spesso, nell'autocommiserazione. Nel vittimismo. Nel senso di colpa cronico. Nell'insoddisfazione.
Non sono la prima a dire che esistono persone felici pur vivendo nel nulla. Che il benessere economico non è la felicità. E non accetto di sentir dire che i soldi aiutano a fare la felicità, perché la maggior parte delle persone depresse ha un livello socio-economico alto. 
Spesso la felicità sta nella semplicità delle nostre scelte. Ad esempio, preferisco fare vacanze randagie on the road e mi porto a casa i ricordi più belli rispetto a quando vado nei resorts a cinque stelle. Preferisco una vacanza in campeggio alla scoperta dei sapori, degli odori, delle abitudini, delle culture della gente che vi abita che andare alle Maldive in un resort lussuosissimo ad annoiarmi. Preferisco parlare ore e ore con un amico del mondo, bevendo magari un bicchiere di vino o mangiando una granita che chiudermi in un locale al buio con gente che nemmeno ascolta o parla di "tette e culi", ubriacandomi. Ed eppure a vent'anni lo facevo e ne ero soddisfatta.
E' una questione di priorità, di contenuti più che di apparenza, di scegliere se essere felici di quel che si ha, e non mi riferisco al conto in banca, o infelici per quel che non si ha.  
Io ho deciso di dare un valore relativo ai soldi e di innaffiare la mia vita di umanità. Di dare al sorriso il valore che merita, soppesandolo come oro. Spesso ricordo le parole di mia nonna che mi diceva: "il tuo sorriso oltre a rallegrare il tuo animo rende felice chi ti sta vicino e non sta bene con se stesso". Mi diceva anche: "Se vai in Africa vedrai la gente sorriderti anche se non ti conosce, sorridere alla vita anche se quest'ultima non è stata buona con loro" (Da qui il mio sogno di andare in Africa, ma anche la mia più grande paura, quella di scoprire la parte di me più nascosta). 
Ho deciso, nella mia vita, di lasciar correre la negatività che gli altri cercano inevitabilmente di scrollarsi di dosso, seppur facendola cadere sulle spalle di chi gli è vicino. Di cercare il bello non solo nelle piccole cose della vita, ma sopratutto nelle persone. Di non avere il dente avvelenato con la gente e con il mondo. Finchè daremo la colpa agli altri per la nostra insoddisfazione, non potremo fare niente per cambiarci la vita. Nel momento in cui ci sentiremo responsabili di quel che ci accade, avremo la sensazione di poter intervenire e stravolgere il corso degli eventi. 
A cosa serve sminuire gli altri? Non ci rende più grandi di loro. Meglio cercare nelle persone il bello, quello che a noi manca per prendere spunto e iniziare a costruire. Per riempire la nostra vita di energia pulita e scintillante. Meglio ancora: riempiamo la nostra vita di persone pulite, sorridenti e scintillanti e impariamo da loro. Riempiamo la vostra vita di colore. Di gesti folli. Di interessi. Di creatività. Di risate. Di posti nuovi. Di gente nuova. Sarò troppo positiva, alcune volte, sarò una sognatrice, ma a me piace vivere la mia vita così e quando non riesco, sto male. 
Aiutare gli altri, ad esempio, vuol dire donare amore a chi ne ha bisogno. Fa stare bene se stessi e chi ci sta intorno. Anche questi sono attimi che rendono felice la mia vita. Sono attimi da cui ho tratto tanto insegnamento e ho capito che l'amore è l'essenza della vita, quell'attimo felice che spesso tutti cerchiamo e che mai cogliamo. 
Nella mia vita spesso ho messo davanti ogni cosa "gli altri" rispetto a me stessa, alcune volte è stato a discapito mio, altre ho trovato persone speciali che mi hanno regalato momenti felici e significativi.

Ed infatti, ringrazio tutte le persone che mi sono state accanto e che mi hanno aiutato a cambiare strada, a trovare in me stessa tutte le risorse necessarie per sorridere.
Ringrazio gli immensi doni ricevuti. Una famiglia,  buoni amici, un lavoro, una casa, la speranza e la riconoscenza. Ringrazio tutte le persone che, nel bene e nel male mi hanno lasciato qualcosa che è stata importante e utile nel mio percorso e lo sarà ancora. Ma soprattutto ringrazio me, perchè mi voglio bene!
La mia vita non è perfetta, non la voglio perfetta e non lo potrà mai essere. Sono felice (nonostante i miei mille difetti)  e sono convinta che la felicità è contagiosa :)  



Valentina

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