martedì 20 novembre 2012

Il loro tempo è prezioso, la loro vita un diritto. Giornata Mondiale dei Diritti sull'Infanzia.






Oggi tutto il mondo ricorda i 23 anni della approvazione della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia. 

Era il 20 novembre del 1989 quando i delegati dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York approvarono questo epocale provvedimento che cambiò sostanzialmente il modo di vedere i bambini: non più oggetto di tutela e protezione ma soggetti di diritti. 

In Italia la Convenzione venne ratificata nel 1991, due anni dopo l’approvazione, e nel mondo, nonostante siano stati compiuti importanti progressi, ancora oggi resta tanto da fare. 

Ogni anno, infatti, decine di milioni di bambini in tutto il mondo non hanno la possibilità di vivere la loro infanzia serenamente e sono tantissime le associazioni che si adoperano affinché i principi del trattato vengano attuati. 

In occasione della giornata mondiale dell’infanzia tante sono le iniziative correlate per parlare di questo tema in maniera propositiva cercando di accrescere sempre di più il senso del dovere e del rispetto per coloro che sono l’essenza più importante della vita di ognuno di noi. 

Da allora ad oggi molte cose sono cambiate ma tante, ancora, restano da cambiare perchè vengano tutelati i diritti di tutti i bambini, compresi quelli di origine straniera. 
L’Unicef, ad esempio, ha promosso, anche quest’anno, la Campagna “Io come tu“. Il punto di partenza affinchè non accadano episodi di razzismo nei confronti dei bambini e ragazzi è la riforma della legge italiana 91/1992. 
Infatti la situazione nel nostro paese non è delle migliori: il minorenne che nasce in Italia da genitori residenti ma non cittadini diviene titolare di permesso di soggiorno temporaneo (che deve essere rinnovato dai familiari) fino al compimento del diciottesimo anno. Quindi ha un anno di tempo per fare richiesta della cittadinanza italiana, se dimostra di aver vissuto con continuità sul territorio italiano. L’Unicef ha messo in evidenza che si tratta di una normativa ormai inadeguata, in un paese in cui il numero di minorenni residenti di origine straniera sfiora il milione e in cui sono 650.000 i bambini nati in Italia da genitori non cittadini. 
Riuscire a cambiare la cultura a partire dai bambini a scuola e a casa è molto importante: si diventa adulti razzisti se si è vissuto in un clima di sospetto e di non accettazione del diverso. 

Ma questa giornata, quest’anno, ricorre in giorni strani dove tante immagini di guerra ci ricordano che i diritti dei bambini non esistono per tutti, non esistono ovunque. 

Non si riesce ancora a capire come mai il valore della vita diventi così effimero davanti al finto valore della prevaricazione, del potere, della vittoria, delle guerre. 

Abbiamo dovuto vedere immagini devastanti arrivare dai paesi in guerra. A Gaza sono stati trucidati tantissimi bambini innocenti che non avranno più il diritto di vivere la vita che gli era stata donata. 

Sono Fanciulli che non capiscono, non conosco, non possono giustificare le atrocità che subiscono. E’ a loro che oggi va il mio pensiero. A tutti quei bambini che un’infanzia non ce l’hanno e non l’avranno mai. 

Per loro è tempo di giocare, di imparare giocando, di stare insieme, di conoscersi, di litigare, di far pace, di sbagliare e riprovare senza essere giudicati. Il loro tempo è quello di creare rapporti umani, di gettare le basi alla propria autonomia, all’autostima e alla consapevolezza. Questo è il tempo del non-tempo, dei momenti intensi, della lentezza che permette di assimilare, del “possiamo finire domani”, della creatività, dell’imparare a costruire barchette di carta o di insegnare alla maestra a fare rane saltellanti. Questo è il loro tempo e hanno tutto il diritto di viverlo. 

E’ per noi questo è il momento di ascoltarli, di ascoltare i desideri, di allargare gli orizzonti, di cambiare prospettiva. Vedere il mondo dei bambini con gli occhi dei bambini. 

Dobbiamo insegnare loro a condividere il tempo e ad investirlo nel loro futuro. Loro apprenderanno il “metodo di studio” quello che gli permetterà di costruirsi la loro vita. Un bambino che non ha giocato abbastanza sarà un bambino che troverà difficoltoso studiare perché non avrà il tempo per costruire il “suo” metodo. 

I bambini che avranno vissuto intensamente il loro essere bambini, faranno tesoro di ogni esperienza e in ogni attimo, troveranno un insegnamento magari non visibile, non tangibile all’istante, ma così profondo e autentico che non verrà mai dimenticato. 

Per questo, i genitori, la famiglia sono i pilastri fondamentali della loro crescita e della loro stessa vita. 

Eppure, ci sono genitori irresponsabili, malati cronici di infelicità sessuale e di perversione, criminali di guerra che obbligano ad imbracciare fucili e di madri incoscienti che insegnano come impetrare l’elemosina. Genitori che non meritano di avere dei figli perché invece di insegnargli a vivere abusano di loro e della loro innocenza. 

Se ancora ci fosse Gaber lo avrebbe festeggiato così il 20 novembre: raccontando il sogno di un'antica speranza. Girotondo, cambia il mondo. Un bambino che gioca è un bambino felice. Nel gioco tutti i bambini sono uguali!! Rispettare i loro diritti è un nostro dovere!! Dobbiamo stimolare i bambini a “essere cittadini e non sudditi, ovvero a vivere e non solo a esistere: devono essere persone consapevoli e partecipi e protagonisti della società in cui vivono”. 

Valentina Spata



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