sabato 24 novembre 2012

Vittime di Mafia: non possono essere considerate vittime di serie B.



Attendiamo da tempo la legge che equipara i familiari delle vittime di mafia e terrorismo e mette fine a questa specie di guerra fra poveri, fra vittime di "serie A" e vittime di "serie B". 

Spieghiamo per l'ennesima volta - sostiene Valentina Spata, la Responsabile della Rete della legalità del Mezzogiorno - che non chiediamo una equiparazione economica ma ben altro.
Oggi ci sono due norme: una a favore delle vittime del terrorismo e del terrorismo mafioso e l’altra a favore delle vittime di mafia e del crimine organizzato. Hanno due nomi simili ma sono diverse. 

Ricordo che anni addietro ci incatenammo con alcuni familiari degli agenti di scorta vittime della strage di Capaci, perché Falcone e la moglie erano stati considerati vittime del terrorismo mafioso, gli agenti vittime di mafia. Eppure erano morti tutti con lo stesso tritolo, nello stesso posto alla stessa ora. Ma per lo Stato la natura della loro morte era diversa.
La incresciosa vicenda si concluse con un decreto ad hoc che ha sottolineato la differenza tra vittime catalogandoli, involontariamente in Vittime di serie A e vittime di serie B. 
Questa legge prevede, ad esempio, che le vittime di terrorismo abbiano diritto, a differenza di quelle vittime di mafia, al sostegno psicologico, a 10 anni di contributi figurativi a fini pensionistici e altri riconoscimenti. 

Quello che chiedono le famiglie vittime di mafia e quindi anche Giuseppe Ciminnisi, figlio di Michele, ucciso per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, è la parità di trattamento con le famiglie vittime di terrorismo. 

Credo che sia una richiesta più che lecita - conclude Valentina Spata - e non penso sia difficile leggere i testi normativi e comprendere le differenze. E' necessaria e urgente una normale equiparazione che possa mettere fine a questa grande sofferenza che mortifica le famiglie delle vittime di mafia e fa morire per la seconda volta chi ha sacrificato la propria vita. 

Pertanto, resto vicina a tutte le famiglie che si trovano nella stessa condizione della famiglia Ciminnisi e confermo l'incontro che a breve organizzeremo per calendarizzare l'appuntamento con il neo eletto Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta e una serie di richieste che faremo per ottenere l'equiparazione. 

Di seguito la lettera che Giuseppe Ciminnisi ha scritto al Presidente Crocetta: 

"Egregio Sig. Presidente, mi rivolgo a lei a nome mio e di tantissimi familiari delle vittime innocenti di mafia. Tempo fa ci siamo incontrati a Sciacca, ma sicuramente lei non si ricorda. Oggi che lei è Governatore della Sicilia, noi familiari di vittime innocenti di mafia, chiediamo a lei di volere intervenire e fare sentire la sua voce affinchè si arrivi all’equiparazione delle vittime di mafia a quelle del terrorismo mafioso. Come lei ben sa, da anni lottiamo per un nostro sacrosanto diritto, in uno Stato che dovrebbe dare pieno sostegno a chi la mafia ha distrutto la famiglia, a chi ogni giorno si trova ad affrontare la vita con difficoltà, a chi ha passato una vita come la mia ad inseguire i responsabili per farli processare e condannare. Ho speso 32 anni della mia vita per arrivare a questo, impegnando anche l’anima per dare giustizia a mio padre morto da innocente, senza un perchè, solo per trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato. Oggi rifletto pensando a chi come me ha sofferto le pene dell’inferno, a chi ha lottato per avere un po’ di giustizia, a chi tutt’oggi giustizia non ne ha avuta, gridando al vento per chi costretto a vivere in uno Stato che oggi ti fa sentire cittadino di serie B, creando differenze e discriminazioni tra vittime. 
Forse se i nostri cari fossero nati a Firenze, Roma o altrove, purchè non in Sicilia, sarebbero stati riconosciuti vittime del terrorismo mafioso. I nostri cari politici in passato si sono sempre sottratti ai nostri incontri, alle nostre richieste. Forse perchè noi siamo quelli dove organizziamo manifestazioni antimafia e di principi di legalità. È per loro un problema fare capire che sono con noi? È un problema per molti politici siciliani stare dalla parte delle vittime? Mi creda, si prova tanto dolore per uno Stato che non ti riconosce… Anche lei ha conosciuto il volto della mafia. L’ha visto in faccia e dovrebbe dunque capire, forse come noi, cosa vuol dire… 
Nel corso degli anni, ho conosciuto decine e decine di familiari delle vittime. Li ho cercati ad uno ad uno. Ci sono tantissime storie delle quali nessuno ha mai parlato. Forse perchè non sono nomi eccellenti, forse perchè non bisogna far sapere alla gente la sofferenza che c ‘è. Forse perchè non bisogna far sapere quello che ha fatto ‘cosa nostra’. 
Conoscendo altri che hanno vissuto il mio stesso dramma, ho avuto modo di frequentarli, di conoscere i loro familiari, di andare a trovarli nelle loro case. In quelle case ho visto la disperazione. E, a volte, troppe volte, anche l’impossibilità di provvedere  al sostegno della famiglia, perchè le lentezze della burocrazia portano anche ha questo. Sarebbe bello se oggi lei in qualità di Presidente della Regione incontrasse questa gente che è rimasta in silenzio, stretta nel dolore profondo. Un incontro, un semplice gesto per fare sentire un Presidente della Regione vicino. Per farci sentire che non siamo soli, percheè di solitudine e disperazione ne abbiamo già conosciute abbastanza. 

Restiamo fiduciosi del suo pieno sostegno, della sua vicinanza a noi familiari di vittime innocenti". 

Con stima 

Giuseppe Ciminnisi 

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