Vi ricordate quando le donne in estate
per lavare il marciapiede da mosche, formiche, scarafaggi e caldo
gettavano una secchiata d’acqua che puliva l’ambiente e rinfrescava
l’aria? L’elezione di Piccitto è stata così, si è tirata via tutto in un
colpo solo. Itavinni! – ha detto Ragusa e poi si è emesso un bel
respiro di sollievo e un augurio affettuoso a questo giovane che guiderà
la nostra città. Un successo straordinario esploso in così poche
settimane – nessuno conosceva Federico Piccitto – lo si comprende solo
attraverso un processo di identificazione valoriale con il candidato.
Ogni ragusano esausto del vecchiume e del marciume si è ritrovato di
fronte – quasi per miracolo – un ragazzo che rifletteva l’onda ribelle
che la comunità nutriva in cuore e lo ha abbracciato con passione
violenta. Il settanta per cento è molto di più del consenso – una fredda
adesione che comunque scalda la democrazia -, è una stretta collettiva
per spazzare via gli anni bui e risorgere. Bisognava guardarli durante i
festeggiamenti per capire quanto era diversa l’emozione che si stava
vivendo rispetto alle prese di Palazzo a cui abbiamo assistito in 19
anni! Non c’era alcun volto truce che si leccava i baffi pregustando
posizionamenti favorevoli per la coltivazione del proprio interesse, e
neppure un viso atteggiato ad assaporare vendette. Erano così seri da fare tenerezza. La
felicità non era offuscata ma certamente già intrisa dal dovere, e
guardarli era struggente perché quella operazione di travaso – avere
riposto la stanchezza, la rabbia e la speranza residuale nelle mani di
questi giovani – si è capito subito che era stata un’ultima ma giusta
intuizione. Giovanni Cosentini non è uno sconfitto, è già un’ombra che è
subito sparita. Sembra il film Roger Rabbit dove c’è chi lotta per la
giustizia e la libertà e chi si scioglie. Nello Dipasquale ieri sembrava
il giudice del fumetto che si sbarazza degli scagnozzi e pensa solo a
se stesso. C’è stata un’intervista dove l’onorevole per contenere la
preoccupazione per la botta ricevuta alla sua immagine ha scelto i toni
sarcastici, e questo camuffamento lo ha invece denudato sino all’osso
del suo Io. Non ha pronunziato – Nello Dipasquale – neanche una volta il
nome di Cosentini e si è lanciato in un contorcimento
rancoroso-giustificativo quando ha detto: Ora per la prima volta potrò
passare una bella estate, una bella vacanza (come se non se ne fosse
fatte in abbondanza, ndr) senza pensare alla fognatura e a tutto il
resto. Proprio vero, abbandoni la gestione delle fogne e si goda la sua
poltroncina da 20 mila euro al mese ottenuta diventando comunista!
Cosentini è rimasto inchiodato ai suoi degnissimi novemila voti ma è
stato travolto perché la onda ha schiantato l’intero sistema Dipasquale
andato irrimediabilmente in frantumi. Le scatole dell’inganno –
territorio, megafono – hanno avuto una tenuta minima, hanno retto il
tempo del salto alla Regione, son servite persino ad abbindolare
Crocetta, – che già inneggia al trionfo di Piccitto – e poi si sono
sbriciolate. Tutti birilli caduti rovinosamente per terra, in testa
Calabrese, il Segretario del Pd, spiazzato a destra, a sinistra, di sopra, di sotto e di lato:
fa pena, più di Cosentini che almeno il titolo di amico di Cuffaro non
glielo leva nessuno. Il trionfo di Piccitto è però anche il trionfo
della lealtà, della generosità, della lungimiranza dei movimenti civici di centro sinistra, Città e
Partecipiamo. Federico Piccitto li ha voluti sempre accanto Platania e
Iacono nel momento del trionfo ed è un segnale di unità per la
ricostruzione. L’ultima cosa sui grillini ragusani che ora stiamo
conoscendo. Gentili, pacati, seri, sorridenti, giovani, mettiamoci
dentro ogni qualità, ma c’è una cosa che li accomuna: hanno l’occhio
giacobino, una specie di mutamento repentino dello sguardo. Mentre parli
con loro si percepisce che inseriscono una retromarcia nel cervello,
stringono leggermente l’occhio, ti soppesano, come le tartarughine
rientrano lentamente nel guscio della loro anima, cliccano la funzione
“sospetto” e poi riprendono i normali contatti. E’ un attimo. E’
l’occhio giacobino, lo possiede anche Federico Piccitto questo ragazzo
straordinariamente positivo e pulito che cammina tenendosi per mano con
la fidanzata. E’ l’occhio giacobino, è il ritorno all’etica, ci vuole
eccome per la nostra Ragusa.
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