venerdì 8 novembre 2013

Immigrazione: serve un cambio di rotta e leggi nuove!

CAOS A POZZALLO NEL CENTRO DI PRIMA ACCOGLIENZA. 
IL SINDACO SOLO E LA CITTADINANZA IN PROTESTA!

L’emergenza immigrati in Sicilia continua. Tanti gli sbarchi e di conseguenza crescono i disagi. I centri di accoglienza vengono messi a dura prova. In particolare una situazione di forte disagio si registra a Pozzallo, nella mia Provincia quella di Ragusa, dove il centro di prima accoglienza che dispone di una capienza massima di 140 posti, è costretto ad accogliere circa 400 immigrati. L’affollamento, pertanto, rende inevitabili le tensioni tra gli immigrati stessi e provoca forti disagi nella popolazione locale. Il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, come nei giorni scorsi ha già fatto il sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, ha lanciato un appello alle istituzioni nazionali, in particolare al ministro Alfano, ricordando che per accogliere e mantenere queste persone occorre anticipare subito delle somme di denaro mentre, di contro, lo Stato diventa latitante quando deve pagare i propri debiti alle Amministrazioni locali.
E’ nota la mancanza di azioni politiche da parte del Governo nazionale che di fatto lascia da soli, in questa difficile impresa, i sindaci che sono costretti a fronteggiare queste gravi situazioni. 
A Pozzallo, ad esempio, si è scatenata una forte lite fra tre africani, in pieno centro cittadino.  Una situazione molto difficile. Esseri umani trattenuti nel centro di accoglienza per quasi un mese. Senza libertà, segna dignità vagano pensierosi in città. Una detenzione disumana. 
Nel frattempo il Comune di Pozzallo ha deciso di provvedere a rifornire di tabacco gli ospiti del centro di accoglienza per evitare che i migranti andassero in giro per la città a richiedere sigarette. “Smoke”?  "Somoke?" chiedono ai cittadini pozzallesi. D'altronte, non hanno nessun svago, nessuna attività da svolgere. Pensate a queste persone costrette a girovagare l'intera giornata senza nulla da fare. 
I cittadini, nonostante si son dimostrati molto accoglienti, chiedono maggiore sicurezza.
Intanto gli sbarchi continuano durante le notti e i giorni. E per far fronte a questa emergenza il Sindaco ha dovuto utilizzare il palazzetto dello Sport, annullando tutte le attività sportive. 
I genitori ovviamente hanno protestato e chiesto il trasferimento dei migranti in altri centri di prima accoglienza. E penso che sia lecito chiedere maggiore legalità, sicurezza e giustizia ma a questo sacro santo trinomio di diritti far convivere i valori dell'accoglienza, della tolleranza e della solidarietà.
Per questo, come gruppo Civati, siamo andati ad esprimere solidarietà e vicinanza al Sindaco di Pozzallo Ammatuna che è stato lasciato da solo dalle Istituzioni e dallo Stato. Ma siamo stati anche a visitare i centri di accoglienza. Sergio, il referente provinciale del gruppo Civati in provincia di Ragusa, ha parlato in inglese con alcuni di loro. Sentivano freddo. Ci guardavano con gli occhi grandi e con i volti pieni di sofferenza. Erano davvero simpatici. Tranquilli, curiosi. A volte ci guardavano e sorridevano. Volevano parlare.
E quando siamo andati via ci hanno salutati educatamente stringendoci la mano.
Ormai tutti sappiamo, e vediamo, che l'immigrazione è un fenomeno regolare, destinato ad aumentare nei prossimi anni in maniera significativa e rivolto ad interessare soprattutto il Mediterraneo. Forse è questo il motivo che fa aumentare la preoccupazione e la percezione di insicurezza nei cittadini ospitanti. Gli italiani non ne sono estranei. Certo, senza una politica dell'immigrazione seria e chiara continueremo a considerare il fenomeno come una malattia che accentua il già forte movimento razzista che caratterizza il nostro Paese. Per troppi anni si è parlato di contrasto alla clandestinità ed invece si dovrebbe parlare della gestione dell'integrazione. Questo deve essere il compito della politica. Tra l'altro, il nostro Paese deve prepararsi non solo ad occuparsi ad accogliere chi fugge dalle loro terre ma anche dell'integrazione della seconda generazione di immigrati, ovvero quelli che nascono in Italia. Fenomeno a dir poco sottovalutato dalla politica attuale.
Pertanto, servono politiche nazionali e regionali urgenti. A nostro avviso, visto che siamo nel bel centro del mediterraneo, serve un osservatorio regionale che controlli e monitori il fenomeno dell’immigrazione.
E’ urgente l’eliminazione della Bossi-Fini adottata dal parlamento nel luglio del 2002, sotto il secondo governo Berlusconi (2001-2005). La legge Bossi-Fini prevede il reimpatrio immediato dei migranti, cosiddetti “clandestini”, da parte delle forza dell’ordine dopo la detenzione nei centri di detenzione temporanea  nel frattempo diventati meno eufemisticamente Centri di identificazione e di espulsione (Cie), ossia luoghi in cui vengono concentrati i migranti senza permesso di soggiorno in vista della loro identificazione e espulsione. Tuttavia, per avere un permesso di soggiorno bisogna avere un lavoro e per avere un lavoro bisogna avere un permesso di soggiorno. Come dichiara Ignazio Fonzo, procuratore aggiunto della città d’Agrigento, tra i procuratori incaricati dell’inchiesta sul naufragio del 3 ottobre: “ Per la legge italiana i migranti commettono il reato di immigrazione appena arrivano, salvo che poi venga loro riconosciuto lo status di rifugiati, venga comunque concesso l’asilo politico, o comunque il processo venga definito con una sentenza di non luogo a procedere per la speciale tenuità del fatto. Appena arrivano noi dobbiamo indagarli. In passato abbiamo sollevato eccezioni di costituzionalità, ma la Corte le ha respinte. Ha ritenuto il reato compatibile con il nostro ordinamento. “

Riteniamo scandaloso il fatto che è stata introdotta una pena di 5000 euro (art. 10 bis della legge Bossi- Fini) per il delitto di clandestinità…che si dovrebbe comminare ad un “clandestino” pronto ad essere espulso dall’Italia.
L’altro orrore della legge Bossi-Fini consiste nell’articolo che condanna per complicità nel reato di clandestinità coloro che aiutano un supposto clandestino ad entrare “sul suolo italiano”. E’ così che i pescatori di Lampedusa possono vedersi confiscare le loro barche, i loro strumenti di lavoro ed essere condannati solo perché aiutano donne, bambini e uomini in pericolo di morte. Tutto questo avviene contro la convenzione delle Nazioni unite sui rifugiati e il diritto internazionale alla navigazione. Non ha torto, Giorgio Bisagna, esperto di diritto all’immigrazione, avvocato di Palermo, che afferma: “nel caso del naufragio di Lampedusa, il delitto sarebbe potuto essere commesso da coloro che non sono intervenuti a soccorrere i rifugiati in mare”.
Ed è di fronte a questa tragedia che sta prendendo sempre più piede il dibattito sulla “efficacia” della legge Bossi-Fini nel “regolarizzare i flussi migratori”. Ma noi ne parliamo da anni. Forse perchè siamo gente di mare, uomini e donne che nel mediterraneo ci siamo cresciuti. E vediamo il consumarsi di queste tragedie. E ci sentiamo impotenti contro la natura e anche contro la legge. E la classe dirigente politica, compresa quella del Pd, resta in silenzio su Frontex, l’agenzia europea di “sorveglianza delle frontiere esterne degli Stati dell’Ue”, in piedi dal 2004-2005 che costituisce il processo di esternalizzazione nel controllo delle frontiere. Simbolicamente la sede di Frontex è a Varsavia.
A seguito di Frontex, ma anche prima di esso, il governo italiano  ha stipulato degli accordi con la dittatura di Gheddafi in Libia nel tentativo di bloccare già alle frontiere libiche coloro che cercano di sfuggire alle peggiori persecuzioni e alla miseria dei paesi sub sahariani e del corno dell’Africa. 
Questo accordo è stato rinnovato il 4 luglio 2013 durante un incontro tra Alfano, ministro degli interni, e Mohamed Emhemmed Abdelaziz, ministro degli esteri della Libia.
Ma forse nessuno è a conoscenza, o fa finta di non esserlo, che le repressioni brutali della polizia libica sono moneta corrente da lungo tempo: le incarcerazioni e le brutalità (violenze sessuali, torture, …) , così come le estorsioni di denaro. Tutto questo è stato oggetto d’indagine di innumerevoli rapporti dell’Onu. Nonostante ciò, attraverso l’aiuto finanziario e tecnico (corvette della marina, radar, comunicazioni satellitari) il governo italiano ha attivato un lavoro congiunto tra le due “polizie di frontiera”.
In effetti, da alcuni anni, è stato eretto un muro di polizia nello stretto di Sicilia. Di fronte ad ogni tragedia, i governi europei e l’Unione europea, ieri come ora, si propongono di “migliorare il funzionamento di Frontex” e di accrescerne i fondi. Questa è la proposta del ministro degli esteri francesi Laurent Fabius così come del presidente del Consiglio italiano Enrico Letta.
Eppure, è proprio a causa di Frontex che i migranti arrivati in Libia, ossia coloro che scappano dalla morte e dall’espulsione, rischiano la morte pur di imbarcarsi in più di 500 su una bagnarola nella speranza di raggiungere le coste dell’isola di Lampedusa e del Mediterraneo in generale. Tutto ciò avviene, nonostante che negli ultimi dieci anni 5000 (forse sono anche di più)  migranti siano stati condannati a morte per annegamento. La profonda disperazione nutre la speranza, perché nulla d’altro sembra possibile, di attraversare questo muro. Bisogna essere confinati in custodia amministrativa per non capirlo o rifiutarsi di comprenderlo.
A questo punto, un obiettivo è a portata di mano delle organizzazioni semi-mafiose che “organizzano” il trasporto dei migranti disperati richiedendo ingenti somme di denaro che conducono le loro famiglie ad un indebitamento, spesso senza fine che conduce più di una volta alla schiavitù nel paese di partenza così come nel paese di arrivo (lavoro clandestino, prostituzione…). Ho avuto modo di parlare,durante le mie attività di ricerca e di ascolto, con un medico che ha prestato servizio presso il centro di accoglienza di Pozzallo e mi ha detto che la sua esperienza lavorativa nei paesi Africani le ha fatto capire quanto sono pericolose queste organizzazioni criminali. In questi paesi non si fa altro che pubblicizzare la partenza verso il "mondo nuovo", quello in cui c'è lavoro, c'è umanità, ci sono soldi e benessere. Ecco perchè tutti sono in partenza per una nuova vita, oltre al fatto che ovviamente cercano di sfuggire alla miseria. E parlando, personalmente con alcuni degli immigrati, si evince la loro volontà di raggiungere non la Sicilia, non Lampedusa ma il nord Italia e i Paesi Europei. 
Nonostante siano così ripugnanti, queste reti mafiose di trasporto sono, tuttavia, alimentate da leggi come quelle dalla Bossi-Fini o da istituzioni come Frontex. 
Pertanto, a fronte di tutto ciò credo che sia necessario un cambio di rotta sia a livello nazionale che europeo. Ci vuole una legge che possa legittimare l’arrivo dei migranti, che possa essere in grado di identificarli per un maggiore controllo e che possa creare percorsi di integrazione vera e propria.
E' necessario, soprattutto in Sicilia, creare nuovi e più ampi centri di prima accoglienza e che, dopo l'identificazione dei migranti, venga attuato il trasferimento in altre regioni o in altri Paesi Europei.
Ed è questo che chiedono il Sindaco di Lampedusa, quello di Siracusa e soprattutto il nostro di Pozzallo che è stato completamente abbandonato a se stesso e alla sua immensa umanità. Perchè in effetti, la mia Provincia, quella di Ragusa è il profondo Sud. Quel Sud di cui tutti tacciono e di cui le problematiche e le difficoltà non interessano a nessuno. Ma è lo stesso Sud che fornisce le migliori primizie agricole lavorate proprio dai nostri fratelli immigrati.

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