domenica 5 luglio 2009

LA POLITICA DELLA (IN) SICUREZZA: RONDE E TAGLI ALLE FORZE DELL'ORDINE






Sicurezza. Una parola usata e abusata in questi ultimi anni. Tutti i cittadini vogliono maggiore sicurezza, i politici basano i loro programmi elettorali e le loro promesse su questa parola. Ci dicono che siamo in pericolo e ci garantiscono che i loro provvedimenti miglioreranno la qualità della vita nelle nostre città. Ma come?

Se consideriamo quanto è stato disposto dall’attuale Governo in materia di sicurezza, i provvedimenti presi riguardano:

Ø Un decreto che attribuisce più poteri ai sindaci in materia di incolumità pubblica e sicurezza urbana.

Ø L’uso dell’esercito (3000 militari ma si parla di decuplicarli) impegnati nel garantire la sicurezza nelle grandi città.

Ø Ronde in città, non armate, sotto il controllo del prefetto: ne faranno parte cittadini che avranno il compito di segnalare alle forze di polizia eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana o situazioni di disagio sociale.

Ma chi deve garantire la sicurezza dei cittadini in un normale paese democratico? I sindaci? L’esercito? I cittadini stessi che si organizzano in ronde?

Questi provvedimenti evidenziano la ricerca della mossa “ad effetto” per nascondere l’incapacità nella gestione del problema della sicurezza in Italia; tutto viene visto come una continua emergenza in cui, a causa dell’emergenza stessa, è consentito emanare norme speciali, limitando, di fatto, la libertà dei singoli cittadini invece di garantirla. La sicurezza è un’altra cosa. E’ la gestione della quotidianità dei cittadini, non dell’emergenza.

Il problema della sicurezza deve e può essere affrontato con gli strumenti che sono già a disposizione dello Stato, garantendo la certezza della pena. Il corpo istituzionale preposto alla tutela dell'ordine pubblico è quello di Polizia (dai Carabinieri, alla Guardia di Finanza, dal Corpo Forestale alla Polizia di Stato, Penitenziaria o Locale). Persone formate e qualificate che devono garantire un’accettabile grado di sicurezza per i cittadini, fronteggiare emergenze e gravi necessità collettive, nell'obiettivo dell'incolumità pubblica.

Che senso ha parlare di sicurezza e poi tagliare pesantemente i fondi per le forze dell’ordine?

Il Decreto Legge 112/2008, emanato a luglio 2008 dal Governo in carica, prevede per il solo 2009 tagli nell’ordine pubblico e sicurezza per 451 milioni di euro (-4,6%); nel soccorso civile di 170 milioni di euro (-4,7%).
I fondi per l’amministrazione penitenziaria, ovvero per i carceri, sono stati ridotti solo per il 2009 di 133 milioni di euro.
In tre anni, i tagli previsti dalla manovra finanziaria del Governo in ambito di sicurezza toccano i 3 miliardi di euro.

Tutto questo quando, già ad oggi, la carenza di organico delle Forze di Polizia è stimata in circa 21 mila agenti.

Non si può fare una politica di sicurezza efficace tagliando i fondi alle forze dell’ordine.

Sembra invece che l’unica preoccupazione di chi Governa sia quella di rassicurare tutti, negando spudoratamente l’evidenza: Berlusconi afferma che Non ci sono tagli…continua ancora ad imbrogliare i cittadini, anche se il rischio è quello di essere smentiti persino dai propri stessi alleati.

«I tagli previsti per i prossimi tre anni impediranno di difendere tutti i cittadini. Non sarà, infatti, possibile l'acquisto di autovetture, di mezzi, di strumenti utili per svolgere il servizio; non si potranno rinnovare le armi in dotazione, non si potranno acquistare munizioni, divise e quant'altro serva per l'ordinaria amministrazione»

Da queste dichiarazioni è evidente che ne emergono le incoerenze e le contraddizioni di questi provvedimenti governativi, che danneggiano la sicurezza di noi cittadini, ingannati con parole rassicuranti nella certezza che nessuno di noi (o quasi) si prenderà la briga di verificare quello che viene solo ripetutamente annunciato in TV. Non facciamoci trattare come idioti: smontiamo questi annunci vuoti sensibilizzando chi non ha la possibilità di confrontare la verità della TV con la verità dei fatti.
Questo decreto diventato legge, con 157 SI (Pdl, Lega) nonostante i 124 NO (Pd, Idv, Udc) e i 3 astenuti, prevede anche l’istituzione delle “Ronde” per rispondere ai problemi della sicurezza sociale.
Di fatto, nell’istituire con legge le “ronde” è come se lo Stato abdicasse ad una sua prerogativa fondamentale: la tutela dei cittadini e della sicurezza.
In questo modo si delegittima, anche se indirettamente, l’operato delle Forze dell’Ordine.
Come Giovani Democratici, abbiamo più volte denunciato la mancanza di uomini e mezzi nella nostra provincia e sappiamo che tra qualche anno la situazione peggiorerà in quanto alcuni uomini delle forze dell’ordine andranno in pensione e probabilmente non saranno rimpiazzati.
Quindi, riteniamo che nella nostra realtà non è necessario istituire le “ronde” poiché i cittadini, passeggiando e osservando tutti i giorni, da soli o con gli amici, possono richiedere, attraverso i loro cellulari, comunque l’aiuto delle forze dell’ordine senza l’istituzione di alcuna ronda.
Inoltre, noi riteniamo che sia ancor più grave che l’amministrazione comunale di Ragusa possa mistificare questa notizia facendo credere ai cittadini che si tratta di “comitati volontari” di persone ma che in realtà sono sempre e comunque delle “ronde”.
La risposta alle esigenze di una reale collaborazione e contatto tra la gente e le Forze dell’Ordine già esiste: il poliziotto di quartiere.
Questa è la giusta via per attuare la partecipazione dei cittadini al controllo del territorio senza mettere in pericolo la loro vita ma interloquendo con il poliziotto di quartiere che conosce bene la realtà delle singole aree della città e che comunque deve avvalersi della collaborazione delle forze dell’ordine.
L’altra risposta è quella di rinforzare gli organici e di aumentare le risorse a disposizione delle forze dell’ordine.
Privatizzare il controllo del territorio a scapito di una reale presenza delle Forze dell’Ordine rischia soltanto di portare conseguenze paradossali. Nessuna “ronda” o nessun “comitato di volontari” potrà mai sostituirsi alle funzioni di polizia, anzi possono essere controproducenti e possono compromettere il buon operato delle forze dell’ordine.
Il problema della sicurezza a Ragusa deve essere affrontato realmente e bisogna invece pensare che tra pochi anni avremo meno poliziotti in strada con poche autovetture funzionanti.


Ragusa, 5/luglio 2009


Il Segretario dei Giovani Democratici
Valentina Spata

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